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Le avventure pedagogiche si sono intrecciate alle memorie di una città in espansione che confinava ai margini i suoi elementi più fragili, alle storie di migrazione che andavano a popolare i borghetti di baracche che sempre più si sviluppavano nelle periferie.

 

Da questo incrocio di sguardi è nato un racconto di finzione, fortemente radicato nella concretezza delle esperienze raccolte.

È finzione o realtà quello che sto guardando?

È così importante? O il solo fatto di immaginare qualcosa non è già l’inizio di una futura esistenza?

 

Forse i racconti di Esterina non sono veri ma certamente è vero il bisogno che la spinge a trasfigurare la sua realtà.

 

E quando Lara, la maestra, riesce a prendere sul serio l’immaginazione di Esterina, è proprio lì che trova l’ispirazione per battere nuove strade e creare davvero qualcosa di diverso.

In scena è presente un oggetto scenografico multiforme, una sorta di marchingegno su ruote, rozzo assemblaggio di elementi iconici della storia: di volta in volta si trasforma in baracca, in scuola, nel monolocale in cui abita Lara o in una zattera pronta ad attraversare il mare.

Il carretto-marchingegno è anche motore di immaginari diventando all’occorrenza lanterna magica: è proprio dal suo interno che vengono profuse delle animazioni video proiettate che accompagnano il flusso narrativo e musicale con elementi descrittivi e segni astratti. Lo stile delle illustrazioni spazia dall’acquerello, all’acrilico, al disegno sketch, animato attraverso diverse tecniche: motion graphic, rotoscopio, passo uno.

 

L’intento è quello di dare forma a quella spinta immaginifica che apre lo sguardo e diventa strumento per ridisegnare il domani.

frames from video animations

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